Viaggio alla scoperta della Val di Vara

VIAGGIO ALLA SCOPERTA DELLA VAL DI VARA
"La Pianaccia di Suvero e la comparsa dell'uomo preistorico in Val di Vara"

Il secondo appuntamento virtuale con "Viaggio alla scoperta della Val di Vara" ci porta alla conoscenza del sito archeologico della Pianaccia di Suvero in Comune di Rocchetta di Vara.
La Pianaccia, situata nei pressi dell'azienda agrituristica "La Debbia Ranch", è raggiungibile salendo dall'abitato di Rocchetta in direzione dei Casoni e deviando poi dalla strada provinciale poco prima dell'abitato di Suvero, borgo conosciuto per il tradizionale Carnevale dei "Belli e dei Brutti" e per essere stato un importante marchesato malaspiniano. Una indicazione stradale ci segnala che stiamo andando verso la località di Molino Rotato, posta a metà strada fra Suvero e Pieve di Zignago. A un incrocio, in corrispondenza di un castagneto storico, si svolta a sinistra per arrivare dopo poche centinaia di metri alle case di Molino Rotato. L'ambiente è tipicamente montano con animali al pascolo, scarsamente "segnato" dai cambiamenti dell'uomo..
Val la pena una sosta, prima di imboccare la stradina in discesa che ci porterà alla Debbia, davanti a una tipica capanna ligure che, per quanto impoverita nella struttura portante, ci ricorda il tetto a spiovente per lo più fatto con paglia di segale. Questa tipologia di capanna a forma rettangolare è ancora presente in alcuni interessanti manufatti della Val di Vara compreso il territorio di Suvero.
All'altezza del piccolo edificio si svolta bruscamente proseguendo lungo uno sterrato che si segue a sinistra tralasciando il più invitante stradello diritto. Superate delle abitazioni si scende a destra per poche centinaia di metri fino a un grande spiazzo, Siamo arrivati alla Debbia: a sinistra l'azienda, al centro davanti a noi l'imponente mole del monte Dragnone con lo sfasciume di rocce che caratterizzano le pendici del versante verso il Comune di Rocchetta di Vara. Proseguiamo a piedi su una mulattiera sassosa dalla quale si biparte dopo breve tratto un ripido sentiero che scende a Vezzola con i resti di un castellaro ligure dell'Età del Bronzo e del Ferro ma privata dell'antico ponte post- medioevale che risaliva al paese, andato distrutto a seguito della alluvione dell'ottobre 2011. Seguendo la mulattiera per alcuni metri ci troviamo d'improvviso nella radura accanto alla quale un castagneto storico merita una visita non affrettata. In alto a sinistra su un colle l'abitato di Suvero che si staglia imponente a controllare la valle. Attraversato il bosco in mezzo a interessanti affioramenti di rocce, spesso dalle forme curiose, si scende con una mulattiera storica ormai poco frequentata fino all'abitato di Rocchetta di Vara.
Il nostro viaggio nel tempo termina invece poco prima del grande castagneto, costeggiando a destra una recinzione per gli animali fino a raggiungere una piccola radura. .
Siamo arrivati alla Pianaccia di Suvero.
A prima vista il sito, oggi ricoperto in parte dalla vegetazione, oggetto di ricerche di superficie e scavi fin dalla fine degli anni '70 grazie all'ISCUM di Genova,diretto dal compianto professor Tiziano Mannoni, appare di scarso interesse per il visitatore convinto di trovarsi di fronte ad un'area archeologica di particolare ampiezza e con emergenze particolari. Eppure questo lembo di terra dal quale si spazia sullo Zignago, altro territorio di grande interesse archeologico, ha una storia unica e per certi aspetti incredibile. Qui, in questo lembo di terra che sembra rimasta immutata nei millenni, come cristallizzata, compare per la prima volta l'uomo, ben prima dei Liguri antichi, in una fase di passaggio dall'uomo di Neanderthal a quello di Cro-Magnon, diretto progenitore del Sapiens..
Grazie all'archeologo Roberto Maggi della Soprintendenza ai Beni Archeologici della Liguria, che ha indagato a più riprese l'area a partire dal 1982, è emersa una complessa stratificazione del sito con frequentazione umana a più riprese. Possiamo ritenere a giusta ragione la Pianaccia il luogo più antico, per popolamento, della Val di Vara, prima ancora di Castelfermo e Cota, località in Comune di Carro.
Alla Pianaccia la presenza dell'uomo è documentata fin dal Paleolitico Medio e proseguita nel Mesolitico, ma gli interventi significativi che hanno inciso sul paesaggio naturale, giunto sostanzialmente immutato fino ai nostri giorni, sono ascrivibili al Neolitico e al periodo successivo con la presenza di attività agricole. All'età del Rame risale una complessa struttura in pietra che poggiava sulla collina che spazia verso lo Zignago con l'uso frequente del "debbio" (da cui il toponimo La Debbia) che ha determinato danni al manto forestale a quel tempo presente con conseguenti fenomeni erosivi del terreno. Tutto questo ha determinato difficoltà nelle ricerche stratigrafiche da parte degli archeologi. Alla fine dell'Età del Rame è riconducibile invece la produzione di ceramiche mentre nella successiva Età del Bronzo è accertata una ricca produzione di oggetti in steatite, pietra facilmente lavorabile, con caratteristiche di compattezza e durabilità.
L'ultima campagna di scavi condotta nel 2010 sempre a cura della Soprintendenza ai Beni Archeologici di Genova non ha chiarito completamente i dubbi emersi durante precedenti ricerche sul campo. Segno evidente che la Pianaccia potrà riservare in futuro sorprese interessanti grazie a nuove e approfondite indagini.
Consigliamo, prima di fare ritorno al punto di partenza, una breve visita alla collinetta di lecci situata al termine della breve salita che ci riporta alla Debbia. Davanti a noi, insieme a numerosi affioramenti, una grande roccia di particolare interesse sulla quale sono evidenti scanalature non riconducibili a semplici fattori meteorici che ci portano a pensare a possibili riti propiziatori non cruenti. Suggestioni e supposizioni a parte, da confermare anche in questo caso con ricerche approfondite in tutta l'area del castagneto, val la pena sostare a conoscere l'azienda agrituristica "La Debbia" , gestita a lungo dalla famiglia Ferrante e ora guidata da Francesca Montefiori. Debbia richiama il toponimo ligure "debbio". che sta a indicare l'uso agricolo dell'abbruciamento del mantello vegetale, sia esso arbustivo che erboso, particolare modalità di concimare il terreno in modo naturale, in uso fino ad epoca recente.



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