CORVARA, TERRA DI RIBELLI E DI UNA ANTICA PODESTERIA

 CORVARA, TERRA DI RIBELLI E DI UNA ANTICA PODESTERIA

Inerpicarsi per breve tratto su strada asfaltata fino a Corvara, antica Podesteria genovese, oggi ricompresa nel Comune di Beverino, equivale a immergersi nella storia secolare di questo lembo di Val di Vara arrivato fino ai giorni nostri con numerose vestigia di un nobile passato. Qui come altrove, dopo essere entrati dalla storica porta di accesso al paese, a lato della casa del pittore Gino Bellani che qui scelse di vivere gli anni della vecchiaia, è indispensabile leggere con calma e pazienza i segni della storia arrivati a noi attraverso la cultura materiale.
Il tessuto urbano è sicuramente cambiato in epoca recente con il restauro di alcuni edifici posti sulla parte sommitale del borgo dove in origine sorgeva il castrum. Pur apparendo modificato l’originario contesto è possibile scoprire alcuni aspetti particolarmente significativi grazie al sapiente e non invasivo inserimento di pannelli descritti in italiano e inglese che “raccontano” la storia della comunità. A poco a poco Corvara, terra ribelle e sede di una importante Podesteria genovese che ha attraversato ben cinque secoli di storia, esce dall’essere un luogo qualunque: guardare le pietre incise su alcuni edifici o collocate a futura memoria sulle facciate che siano della chiesa parrocchiale che delle case attorno equivale a conoscere l’animo della gente del posto, orgogliosa e affezionata al proprio paese che cerca in qualche misura di trasmettere al forestiero.
Facciamo un passo indietro nel nostro racconto. L’esistenza di Corvara è documentata fin dal 1070 grazie al Codice Pelavicino. La posizione doveva essere a quel tempo strategica e funzionale al controllo della viabilità storica verso Levanto e il golfo della Spezia: è logico che questo aspetto non sia passato inosservato ai Malaspina prima, ai Fieschi e alla Repubblica di Genova dopo. Corvara assume così un ruolo importante nello scacchiere della Liguria di Levante dove eserciti e fazioni si verranno a fronteggiare continuamente.
La Podesteria nasce nel 1276, anno in cui i Fieschi cedono Corvara a Genova, e proseguirà fino al 1798 con l’arrivo dei Francesi. Inizialmente la giurisdizione territoriale comprendeva Casale, Cassana, Ponzò, Riccò del Golfo, Valdipino e Pignone perdendo nel 1458, anno di creazione del Vicariato della Spezia, la giurisdizione sui borghi oggi ricompresi nel Comune di Riccò del Golfo. Nel 1773 Matteo Vinzoni cura per la Repubblica di Genova la redazione di interessanti carte del territorio: la Podesteria è a questo punto ridotta a Corvara e a Pignone in attesa delle profonde modifiche che saranno apportate successivamente con la creazione di ambiti comunali che finiranno per stravolgere in alcuni casi la storia e il vissuto delle piccole comunità locali.
Ritornando ai primordi che hanno preceduto la nascita della Podesteria è interessante esaminare il complesso scacchiere politico della Val di Vara con l’affermarsi di piccoli feudatari e della Diocesi di Brugnato voluta fortemente dai Genovesi per contrastare lo strapotere dei Vescovi di Luni. Fra l’XI e il XII secolo la situazione appare frammentata con la presenza, fra gli altri, dei Da Passano, dei Conti di Lavagna, dei Lagneto e dei signori di Vezzano. A poco a poco il Comune di Genova inizia ad espandersi in modo sempre più aggressivo verso il Levante della Liguria: ad uno ad uno tutti gli staterelli saranno assorbiti, più o meno pacificamente, nell’orbita della Serenissima. A Corvara le cose andarono diversamente, certamente in maniera cruenta, ma alla fine la Podesteria riuscì a sopravvivere per alcuni secoli pur con la riduzione progressiva dei propri confini.
L’influenza dei Malaspina su questa parte del territorio, lontano dal cuore dei loro centri di potere in Lunigiana, era viceversa volta a contrastare l’allargamento della sfera di influenza genovese che si andava radicando sulla riviera e nell’area del Golfo della Spezia. Dopotutto le pretese avevano un loro fondamento: nel 1163 l’imperatore Federico Barbarossa aveva concesso Corvara a Obizzo Malaspina. I piccoli notabili locali, capeggiati da Begino e dal nipote Guibertino, capiscono però che è arrivato il momento di cambiare casacca sposando la causa della Serenissima: nel 1211 vendono a Genova borgo e castello ottenendo in cambio alcuni privilegi fra i quali l’esenzione dai tributi. Begino e Guibertino fanno una scelta di campo non condivisa da tutta la comunità, sicuramente dettata dai loro interessi familiari, se risponde al vero che una frangia importante della nobiltà locale rimarrà a lungo fedele ai Malaspina. Per dirla tutta: ribelli ma anche litigiosi e con il fiuto degli affari i corvaresi del Medioevo! Dopotutto gli interessi, soprattutto quelli economici, pesano davvero come dimostreranno i fatti al consolidarsi del potere genovese su tutto il Levante ligure che vedrà la gente di Corvara andare a servire la flotta genovese, fare affari in giro per il Mediterraneo nelle colonie della Serenissima e tanto altro ancora. La vendita a Genova scatena, come era prevedibile, le ire di Guglielmo e Corrado Malaspina che cercano di alimentare tensioni in seno alla Podesteria: il fuoco cova sotto la cenere… L’occasione per mettere in atto una vera e propria ribellione con la complicità di parte della popolazione è datata agosto 1216. Approfittando dell’assenza del podestà recatosi a Vernazza con alcune guardie del corpo, Saladino, uno dei figli di Begino, occupa il castrum per consegnarlo ai Malaspina. La reazione di Genova non si fa attendere: il borgo è messo a ferro e fuoco e il castello occupato ma non distrutto. E’ il 1218: la resa dei Malaspina è definitiva.
E’ il castello? I Genovesi lo risparmiano dalla distruzione ravvedendone la posizione strategica su ampia parte della Bassa Val di Vara. Dopo la dominazione francese di Genova segue nel 1400 il breve dominio sulla Serenissima da parte del marchese del Monferrato che determina una situazione di instabilità soprattutto nel Levante ligure. Corvara si ribella guardando ad una possibile alleanza con Firenze ma commette un grave errore politico: da Genova il 25 agosto 1412 parte l’ordine alle truppe di radere al suolo il castello e porre fine alla ribellione. Vicenda simile a quella di Carpena anche se in questo caso non abbiamo documentazione del numero dei morti ammazzati. Del successivo periodo visconteo nulla è rimasto a parte un architrave di una civile abitazione in piazza Ildebrando, nel centro del paese, dove sono ancora visibili gli stemmi dei Fieschi, della Diocesi di Luni e, appunto, della famiglia milanese dei Visconti. Frammenti di storia che ricompaiono guardando, come dicevamo in apertura, con curiosità e pazienza.
Facciamo ora un passo indietro e parliamo degli statuti che regolavano la vita politica, economica e sociale della Podesteria. Approvati nel settembre del 1407 rappresentano uno spaccato della vita di Corvara di seicento anni fa: facciamo così conoscenza di sindaci e procuratori, dei campari così chiamati perché vigilavano sulle proprietà agricole fino ad arrivare al mistrario, custode dei pesi e delle misure con particolare riguardo alla vendita al minuto. Non mancavano i consoli che amministravano la giustizia e i notai dei quali Corvara vantava a giusta ragione lustro, oltre ad agricoltori, sarti e conciatori di lane. Fra le lavorazioni artigiane sono ricordate quelle del lino e della canapa coltivata in particolare lungo il torrente Pignone.
Poco sappiamo dei secoli successivi al Trecento. Qui la storia si fa curiosa e intrigante. Apprendiamo da Ubaldo Formentini, valente studioso e ricercatore fra i padri fondatori della Lunigiana storica, che l’archivio della Podesteria fu alienato nel 1852 dal Comune di Beverino, di cui Corvara era entrata a far parte, per farne “carta da involgere” necessaria per restaurare con il ricavato la sala consiliare. L’incendio alla fine del secondo conflitto mondiale del palazzo De Lucchini, appartenente alla nobile famiglia originaria di Corvara trasferitasi nel Cinquecento a Pignone con una ricchissima biblioteca andata distrutta, ha cancellato definitivamente la storia di una antica Podesteria e dei suoi rebeloi. Ci consola un passo del racconto di Agostino Giustiniani del 1537 che oltre ad affermare che il castello è in rovina, parla di un antico acquedotto e del borgo che così descrive “… La Crovara è luogo antico, qual per li passati tempi ha dato qualche travaglio alla Repubblica… “. Crediamo, visto il nostro racconto, che ne avesse ampio e giustificato motivo…
Prima di lasciare Corvara e ridiscendere sulla strada provinciale Piandibarca – Levanto dove incontreremo il Santuario della Madonna del Trezzo del XVI secolo a navata unica e la vicina antica loggia per il ricovero dei viandanti, val la pena salire ai resti della torre del castello passando dalla porta di ingresso del castrum dove è possibile ammirare, fra le testimonianze del passato, il mezzo barile in arenaria, unità di misura usata per il pagamento dei tributi durante la dominazione genovese. Alcuni muri, meritevoli di restauro, sono quel che resta della torre posta a guardia del territorio circostante. Nel compiere il cammino a ritroso consigliamo di soffermarsi davanti alla chiesa parrocchiale di S.Michele che sulla facciata conserva, murata, una epigrafe in arenaria che ricorda come nel 1300 l’edificio venisse ricoperto con lastre così da pensare che l’epoca di costruzione sia coeva. L’attuale costruzione è più recente e risale al XVIII secolo con alcuni ampliamenti. Poco più avanti una targa ricorda che una civile abitazione fu un tempo ospitale dedicato a S.Bartolomeo come rammentano una lapide e l’immagine del santo poste sulla parte esterna della casa. Non lontano dalla parrocchiale è visibile inoltre, chiuso da un cancello, l’oratorio della Confraternita. Ritorniamo sui nostri passi e usciamo attraversando il grande portale di ingresso dal quale siamo transitati all’andata. Sbirciando la grande terrazza della casa di Gino Bellani sembra di intravedere l’artista intento a gridare il suo dissenso per le ferite inferte, e oggi solo parzialmente rimarginate, dalla cava dismessa di fronte a noi, monumento al consumo del territorio, che ci ha risparmiato almeno la sommità del castellaro di Pignone, solitario custode della nostra storia millenaria.

Avvertenza - Gli spunti storici sono tratti da un articolo della dottoressa Barbara Bernabò dal titolo “Corvara e la sua Podesteria fra Medioevo ed Età Moderna” contenuto nel volume “Pignone e le sue vie tra Medioevo ed Età Moderna” edito nel 2001 a cura di Daniele Calcagno per conto del Comune di Pignone. Nel libro sono contenuti in particolare due interessanti contributi dell’amico Alfredo Remedi, studioso e ricercatore di storia locale, recentemente scomparso, al quale dedichiamo questo umile pensiero dedicato a Corvara e alla sua comunità.

Nella foto antica loggia per ricovero dei viandanti in località Trezzo

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