IL PAESE DEI MURALES, DELLE MERIDIANE... E DELLE SETTE PORTE

 IL PAESE DEI MURALES, DELLE MERIDIANE… E DELLE SETTE PORTE

Il consueto appuntamento settimanale alla scoperta della Val di Vara ci porta a Bracelli, piccolo borgo del Comune di Beverino, che si erge isolato sulle colline che dominano le anse del fiume Vara. Questa posizione strategica ha rappresentato la fortuna del Castrum Bracellum che vede dapprima la presenza dei Vescovi di Luni, come attesta il diploma imperiale di Ottone II di Sassonia del 963, poi della famiglia Oldoberti di Pontremoli che detiene il feudo per volontà del vescovo Guglielmo e infine dei Fieschi, nel periodo compreso fra il 1254 e il 1271, anno in cui cedono il castello alla Repubblica di Genova. Nicolò Fieschi assume il diretto controllo di Bracelli nel 1254 dopo l’intervento nel gennaio 1252 dello zio, papa Innocenzo IV, sul vescovo perché tolga il feudo agli Oldoberti a cui era stato in precedenza affidato. Con la Serenissima Repubblica Bracelli rimarrà alcuni secoli, praticamente fino all’arrivo delle truppe napoleoniche; nel 1815 la comunità, fino a quel momento amministrativamente autonoma, è inglobata nel Comune di Beverino. L’imponente castello che cingeva l’abitato con alte mura ed era dotato di ben sette porte di accesso, ancora riconoscibili nell’attuale impianto urbanistico, risulta edificato nel XII secolo.
Entrando nel borgo attraverso la porta situata vicino alla strada che conduce a Trezzo e Padivarma si ammira la facciata dell’antico palazzo della famiglia Ravaschieri. Non si tratta di un sodalizio qualunque: i Ravaschieri traggono origine da Beltramo dei Conti di Lavagna, importante casato dal quale si sono originati anche i Fieschi, i Penelli e altre consorterie importanti. A Chiavari esiste, sulla omonima via, il palazzo Ravaschieri risalente al XII secolo con un grande giardino che sale fino al castello; e dal ceppo dei Ravaschieri proviene il ramo emigrato nel XVII secolo nel Regno di Napoli. Ancora una curiosità: nel 1157 Beltramo assume il soprannome di Ravaschiero che rappresenta l’inizio della nuova casata. La cappella di famiglia, alla quale si accede anche dall’esterno, dopo aver oltrepassato la seconda porta del castrum, è decorata e nel complesso il grande palazzo mostra per intero la sua maestosità all’esterno e il suo fascino all’interno pur a fronte delle modifiche apportate con il passaggio di proprietà.
Di Bracelli era originaria, secondo lo studio di Giuseppe Andriani apparso nel 1924 all’interno della Miscellanea della Società Ligure di Storia Patria, anche la omonima famiglia. Parlando di Giacomo Bracelli, uomo di profonda cultura e storiografo ufficiale della Repubblica di Genova, oltre che appassionato di studi geografici, Andriani afferma testualmente “… la sua famiglia, oriunda della terra di Bracelli, località vicina alla Spezia, si stabilì a Genova sin dal sec.XIII ove acquistò notorietà e benemerenze per l’esercizio del notariato, in cui si distinsero parecchi dei suoi membri”. Giacomo Bracelli, conosciuto familiarmente come Iacopo, figlio di Simone, nato nel 1390 forse a Sarzana e morto a Genova nel 1466, ebbe numerosi incarichi diplomatici da parte della Repubblica di Genova di cui fu a lungo cancelliere, gestendo i rapporti con il Papa, il Regno di Spagna e il Ducato di Milano. Dopo il trasferimento a Genova dei Bracelli il loro posto viene progressivamente assunto dai Ravaschieri che diventeranno la casata locale più importante e influente.
Siamo arrivati nel frattempo sulla piazza del paese, una sorta di agorà della comunità, passando sotto la torre campanaria del XV secolo sapientemente restaurata: lo spettacolo è gratificante con gli edifici religiosi e civili restaurati con cura e sensibilità che fanno da cornice a quel che resta delle imponenti mura del castello che si trovava alla sommità del colle. Sulla facciata della casa di proprietà fa bella mostra una stupenda meridiana, fra le più belle realizzate in paese e nel circondario da Aldo Righetti, nativo di Bracelli, pittore e artista versatile e geniale al quale si devono, insieme ad Eleonora Ferrari, tutta una serie di murales che impreziosiscono il borgo con scene di campi lavorati e contadini ripresi nella loro quotidianità: un inno alla storia di una comunità che ha voglia di conservare e al tempo stesso valorizzare il proprio vissuto umano. A partire dal 2008 Aldo ha dato sfogo al suo estro realizzando tutta una serie di pitture murali oltre a creare in un portone posto all’inizio del paese una serie di dodici pannelli rettangolari, con scene di vita agreste. E’ facile, nel periodo estivo, trovare Aldo, persona di grande semplicità e simpatia, insieme agli anziani sulla piazza del paese dove si incontra anche Lina Righetti, insegnante in pensione, memoria storica della comunità che ha realizzato quest’anno, alla faccia del Covid, una bella pubblicazione dedicata a Bracelli che mostra orgogliosa a chi visita il borgo. Lina indica orgogliosa l’Oratorio di S.Croce risalente al XIII secolo con successivi rifacimenti, il palazzo Roy, restaurato con gusto e perizia nel quale compare lo stemma di famiglia e la chiesa parrocchiale di S.Maria Assunta con datazione del 1614. Della chiesa di S.Maurizio posta fuori dal paese, risalente nell’impianto originario al VII secolo, voluta dalla famiglia Ravaschieri, chiedete volentieri a Lina che sarà prodiga di puntuali informazioni. L’interessata, riferendosi ad una antica Via dei Morti che conduceva un tempo alla pieve di Bocchignola, non lontano da Veppo in Comune di Rocchetta di Vara, provenendo dallo Zignago e dalla valle di Rossano, ricorda che anche Bracelli ha avuto la sua strada conosciuta come tale percorsa dagli abitanti di Memola, piccolo borgo lungo il torrente Pignone, per portare i defunti fino al cimitero di S.Maurizio sulla collina. In questo caso, senza disturbare riferimenti storici che richiamano la probabile esistenza di un conciliabolo nella piana di Bocchignola, c’è da rilevare che il tracciato da Memola a Bracelli esiste tuttora e ricorda il percorso compiuto a piedi partendo dal fondovalle, che ha sempre e in ogni caso secoli di storia. Va a finire che la storia delle antiche vie dei Morti in Val di Vara potrebbe arricchirsi di altri contributi oltre quello di Lina migliorando la conoscenza di un fenomeno meritevole di approfondimenti.
Soffermandoci a guardare la piazza con tanto di meridiana, palazzi, torre campanaria, chiesa parrocchiale e oratorio concentrati tutti in un contesto davvero incredibile rischiamo di non completare il nostro viaggio alla conoscenza della Bracelli medioevale. Poco più avanti, passando sotto un lungo corridoio voltato in ripida ma breve salita, arriviamo in una bella piazza racchiusa fra edifici restaurati in modo armonico: siamo sulla sommità del castello o meglio di quel che ne rimane. Tornando sui nostri passi e incamminandoci verso un'altra porta di uscita dalla cinta muraria del complesso castrense, rivolta verso il fiume Vara e Padivarma, rileviamo purtroppo lo stato precario di alcuni edifici al quale fa da contrappeso per fortuna il restauro conservativo di altri: è questo il tratto, nel viaggio attraverso il castrum, che meriterebbe di essere recuperato. Senza polemica alcuna ma come accorato consiglio.
Il nostro viaggio ormai volge al termine non prima di aver ammirato alcuni murales di bella fattura che ci accompagnano nuovamente sulla via del ritorno oltre a stupirci di un altro capolavoro di Aldo: una bellissima meridiana sulla piazzetta di entrata al borgo dove gli anziani sono soliti ritrovarsi a parlare.
Lasciamo Bracelli, il borgo delle sette porte come argutamente viene chiamato nel sito www.bracelli.net , pieno di curiosità e informazioni. Non ce ne vogliano gli abitanti di questa piccola perla della nostra Val di Vara ma d’ora in avanti ci permettiamo di ribattezzarla “Il paese dei murales, delle meridiane… e delle sette porte” con l’ invito a visitare quello che fu un importante castrum, la residenza di un ramo della nobile famiglia Ravaschieri e oggi la terra di piccoli, grandi artisti che si esprimono non solo con il pennello ma con la penna, arguta interprete delle storie e delle fole di una comunità. Lungo la strada che porta fin quassù da Padivarma un anziano ciclista, in sella alla sua bici, sta arrancando a fatica contento di essere arrivato fino al paese natale del corridore professionista Aurelio Del Rio, un mito per la gente della Val di Vara. Anche Aurelio ha fatto la storia di Bracelli, senza nulla togliere alle nobilissime famiglie che hanno abitato il borgo prima di lui, eroe dello Stelvio nell’ormai lontano 1956 davanti a tanti campionissimi del pedale. Per un giorno all’onore del mondo sportivo e non solo!

Nella foto una delle meridiane che impreziosiscono insieme ai murales il borgo di Bracelli in Comune di Beverino

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