ALLA CONOSCENZA DELLE PIEVI DELLA LUNIGIANA STORICA:S.ANDREA DI CASTELLO A MONTEDIVALLI

ALLA CONOSCENZA DELLE PIEVI DELLA LUNIGIANA STORICA: S.ANDREA DI CASTELLO A MONTEDIVALLI.

Da Ceparana risaliamo la valle e dopo pochi chilometri ci troviamo in… Toscana. Non è una burla, credeteci, perché siamo davvero nel territorio del Comune di Podenzana, provincia di Massa – Carrara, Toscana. Montedivalli è quella parte che guarda verso la Val di Vara, costellata di numerosi piccoli borghi che dall’Alta Via dei Monti Liguri arrivano fin quasi al greto del fiume Vara. Questa singolare realtà di fatto non può prescindere da alcune considerazioni: anzitutto ci troviamo all’interno della Lunigiana storica che abbraccia in qualche misura i confini dell’antica diocesi di Luni compresa quasi per intero la Val di Vara. Le pievi rappresentano a loro volta la continuità rispetto al passato, dai conciliaboli liguri ai pagi romani, costituendo degli importanti indicatori della organizzazione delle comunità in tempi remoti. E’ d’obbligo allora una visita non frettolosa, fuori dal tempo, ad una delle pievi lunensi più importanti , S.Andrea di Castello, abbarbicata su una collina che guarda diritto il fiume Vara, raggiungibile dalla strada provinciale all’altezza del centro commerciale risalendo in direzione della montagna verso i numerosi piccoli borghi che nel loro insieme costituiscono Montedivalli. Dopo una serie di curve è necessario svoltare a destra in direzione del cimitero sviluppatosi a ridosso della pieve, facendo attenzione alla scarna segnaletica presente. Due comunicazioni per così dire di servizio sono necessarie e utili: anzitutto la strada che arriva alla pieve partendo di fronte al complesso commerciale è interdetta al passaggio veicolare; inoltre non esiste un orario di apertura del complesso visitabile di norma in occasione di festività e cerimonie religiose. Dall’ampio parcheggio sterrato davanti al cimitero si arriva in pochi minuti al grande sagrato della pieve dal quale si domina strategicamente la vallata sottostante. La scelta di costruire inizialmente un castrum rispondeva a evidenti ragioni militari comprensibili per il contesto nel quale la struttura era edificata. Dell’antico castello dei Vescovi a presidio del territorio della pieve risalente al X secolo, come testimonia il diploma di Ottone I del 963, conosciuto come Castrum Sancti Andreae, non c’è più traccia visibile: lo stesso faceva parte di una sorta di sistema difensivo pentagonale che comprendeva anche Madrignano, Castiglione Vara, Tivegna e Follo. Secondo Ubaldo Formentini questa struttura era il risultato di un preesistente sistema di fortificazioni romane che aveva la finalità di impedire l’accesso alla pianura da parte delle tribù liguri, a protezione della colonia di Luni. S.Andrea di Castello rappresentava con ogni probabilità una unità demo-territoriale ligure che comprendeva anche la necropoli di Genicciola e un reticolo insediativo umano che interessava gli attuali territori comunali di Bolano, Podenzana e Calice al Cornoviglio.
La pieve, una delle più significative della Lunigiana, citata per la prima volta nel privilegio papale di Eugenio III e risalente al 1148, presenta una pianta irregolare a tre navate con relative absidi: i capitelli per lo più di rimpiego stanno a indicare la presenza di un preesistente edificio databile fra il V e il VI secolo dopo Cristo di dimensioni più ridotte.
Interessanti sono le tre statue risalenti al XIV secolo , una Madonna , una Pietà e S.Pietro che rappresentano una peculiarità della pieve e sono state custodite a lungo gelosamente dalla popolazione locale per preservarle da possibili furti. La facciata è semplice ed essenziale con una bassorilievo altomedioevale riproducente un personaggio sconosciuto, il vescovo lunense Venanzio, che evangelizzò la Lunigiana, secondo l’architetto Stefano Calabretta che ha diretto gli ultimi lavori di restauro del complesso e prima di lui Ubaldo Formentini che ipotizza possa anche trattarsi di un abate. Altri studiosi propendono per la figura di San Jacopo Maggiore in veste di pellegrino ed apostolo per il legame della pieve con i grandi percorsi di pellegrinaggio medioevale. Quale che sia la verità la figura risulta scolpita con cura e conferisce alla sobria facciata un particolare motivo di interesse con le pietre che raccontano da sole la storia di questo importante edificio religioso sorto secondo la leggenda in una notte appena grazie al lavoro degli angeli.
Da S.Andrea di Castello nella sua veste di chiesa matrice dipendevano alcune cappelle del circondario sia in sponda sinistra che destra del fiume Vara , fra le quali merita di essere menzionato il piccolo complesso di S.Martino di Durasca nella località Pian di Follo, che abbiamo descritto in un precedente viaggio sul territorio.
Alcune osservazioni infine sullo stato di salute della pieve. I lavori di restauro ultimati nel 2011 con la riapertura dell’edificio nel dicembre dello stesso anno hanno evidenziato ripetuti e ciclici interventi di risanamento che in alcuni casi si sono rivelati addirittura dannosi. La particolare conformità del terreno e la presenza di una azione di frana non hanno nei secoli portato giovamento alla pieve con le necessità di ripetute azioni di consolidamento e rendendo necessario un ulteriore sforzo economico negli anni Duemila per evitare la perdita irreparabile di quella che è stata ed è ancora una delle più belle pievi della Lunigiana storica. Il restauro attento e puntuale ha così consentito il recupero dell’edificio nella sua originaria struttura architettonica, riconsegnandolo al moderno pellegrino che oggi come un tempo ripercorre la strada che dalla val di Magra si inerpica all’interno della Val di Vara seguendo le grandi anse del fiume.

N.B. Nella foto facciata della pieve di S.Andrea di Castello a Montedivalli

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