VEPPO, TRA LUNIGIANA E VAL DI VARA

 VEPPO, TRA LUNIGIANA E VAL DI VARA

Veppo, frazione del Comune di Rocchetta di Vara, sorge su un declivio ad un'altitudine di circa 400 m. s.l.m. ed è composto da quattro distinte località, ciascuna con le proprie caratteristiche: il Montale, posta più in alto di tutte con tortuosi vicoli e case addossate, collegate da archi e volte; la Piazza, raccolta attorno all' austero “Palazzo dei Conti Zannelli-Zucchini”; il Castello, isolata rispetto alle altre, che presenta le caratteristiche del tipico borgo fortificato dell'Appennino Ligure, circondato da terrazzamenti a fasce e la Serra, il cui abitato si distende in modo lineare lungo l’asse viario che dalla Chiesa Parrocchiale porta all’antica mulattiera per Rocchetta Vara e Brugnato. Questo sentiero sterrato, tutt’ora percorribile a piedi, che si inerpica lungo i tornanti del Colle della Selva, ha rappresentato fino alla fine dell’800 l’unico percorso praticabile per raggiungere il paese anche con animali da soma. Mulattiera che conserva ancora lunghi tratti lastricati nella parte iniziale da Rocchetta, appena passato il ponte medioevale in pietra da poco restaurato.
Veppo per le caratteristiche geografiche e la configurazione morfologica è stato nel passato punto obbligato di transito. Fin dall’antichità fu al centro di frequentati percorsi che collegavano i paesi limitrofi. La vallata che circonda il paese, al di là delle varie leggende tramandate di generazione in generazione, ha visto sicuramente la presenza dell’uomo già in epoche lontanissime.
Veppo è situato, infatti, in una fascia di territorio che, nel passato, pare fosse stata colonizzata da popolazioni nomadi di pastori che praticavano anche la caccia e la pesca lungo il fiume Vara e i suoi affluenti. Anche nell'antichità questa zona si doveva presentare come un luogo ospitale, ben disposto verso meridione, dove si poteva praticare l’agricoltura e la pastorizia, e poi - cosa molto importante per le comunità di allora - facilmente controllabile per la presenza di alture e di luoghi sopraelevati, e un po’ defilato dagli itinerari di transito di un tempo, così da ridurre notevolmente il rischio di razzie.
Le più importanti testimonianze archeologiche interessano la collina terrazzata denominata “Serva”, in passato chiamata “Castrovecchio”, dove furono trovati importanti resti di un antico castellaro ligure abitato nei sec.III e II a.c. da un gruppo di famiglie di pastori che inizialmente qui vivevano soltanto durante la bella stagione per accudire al pascolo estivo degli ovini e che nel tempo si fermarono definitivamente sul territorio.
A testimonianza di tutto questo nel terrazzamento superiore, durante uno scavo degli anni ’80, è stata rinvenuta un’ampia concentrazione di materiale realizzato con l’uso dell’argilla. Ben trentaquattro furono i frammenti di ceramica, modellati a mano, appartenenti a pentole e vasi di varie dimensioni risalenti all' Età del Tardo e Medio Bronzo, rinvenuti nel sito. Queste parti di suppellettili hanno rivelato una certa affinità con altri reperti archeologici della Liguria di Levante e delle vicine aree emiliane e toscane, dimostrando così una correlazione tra le popolazioni del versante ligure dell’Appennino con le comunità delle valli più interne.
Dai racconti e dalle leggende che si sono tramandate oralmente Veppo appare come centro di grande vitalità, erede d’un lontanissimo passato.
Si è sempre raccontato del monte Bastia, il monte più alto che sovrasta il paese (m.815), con grandi massi sovrapposti a formare un piazzale ellittico, come avamposto di difesa in tempi lontani. Si narra d’uno scontro epico avvenuto ai piedi del monte con gente venuta da fuori per conquistare il territorio: da qui il nome di “Campu de Bataghia” e di “Piana di Cavaliei” dove la tradizione vuole che si fossero accampati i guerrieri prima dello scontro e dove si tramanda fossero rimasti a lungo infissi nella rocce che circondano la piana gli anelli per legare cavalli e muli.
Si parla anche della presenza di un’antica e imponente roccaforte di avvistamento e di difesa verso Rocchetta nella parte bassa del paese sullo stesso colle della Selva, che talune leggende vorrebbero poi distrutta da gente venuta da lontano.
Mancano purtroppo informazioni scritte sino all’anno Mille e l’unico modo possibile è rifarsi alla storia della Lunigiana feudale. A differenza di altre comunità della Val di Vara, la storia di Veppo ha avuto, per lungo tempo, influssi di matrice toscana, legandosi, così, anche alle tradizioni e ai costumi della Val di Magra.
Il feudo di Veppo, sempre legato a quello di Calice, pur gravitando nell’area ligure, ha seguito per lungo tempo, attraverso vicende complesse, le sorti della Lunigiana toscana e ne ha costituito, dalla fine del Settecento in poi, l’ultimo ed estremo lembo occidentale.
Veppo insieme a Calice, pur vivendo nella loro dimensione di laboriosi paesini rurali, agricoli e periferici, per la loro posizione geografica, strategica e favorevole (al confine di varie vallate appartenenti a feudi o ducati di altri casati), furono, nei secoli, più volte oggetto delle “attenzioni” della grande politica. Da sempre, furono considerate una specie di “porta” della Lunigiana sull'Alta Val di Vara, e viceversa, suscitando le “brame” di diversi regnanti .
Infatti l'ambìto feudo di Veppo e Calice appartenne inizialmente agli Obertenghi, famiglia di origine longobarda del X sec. che dominò in quel periodo territori del Tortonese, dell’Oltrepò Pavese, parte del Piacentino, della Liguria e della Lunigiana.
Quindi, nell'ambito dei disegni politici e delle campagne militari che hanno interessato questa parte d'Italia, per successione ereditaria passò agli Estensi e ai Malaspina, poi ai Vescovi di Luni (1202), ai Fieschi (1416), ai Doria (1564), ai Marchesi Malaspina di Mulazzo (1706) e a Leopoldo I del Granducato di Toscana, dal 1772 al 1847, salvo la prolungata parentesi “napoleonica” (dal 1799 al 1814) durante la quale il feudo rimase assoggettato, con alterne vicissitudini, al dominio diretto o indiretto della Francia. Dopo il 1847 Veppo e Calice furono incorporati - in esecuzione di decisioni risalenti agli atti finali del Congresso di Vienna - nella Provincia della Lunigiana Estense facente parte del Ducato di Modena, sotto il cui dominio effettivo passerà verso la fine di aprile del 1849.
Tale situazione si protrasse per circa un decennio, fino alle annessioni al costituendo Regno d’Italia (1859/1860). Va ricordata la particolare e importante parentesi, nel periodo marzo 1848 - aprile 1849, di un “Governo Provvisorio Locale “ sotto la protezione di Re Carlo Alberto, promosso dai Comuni di Calice, Rocchetta di Vara e, almeno inizialmente, Tresana, con la presidenza affidata all’avvocato veppese Leonardo Zannelli già Gonfaloniere dello stesso comune di Calice. E’ questa una straordinaria esperienza democratica con la travagliata annessione al Regno Sardo-Piemontese, anche se solo per pochi mesi, che rappresenta la testimonianza del diretto contributo dato al Risorgimento italiano da parte della popolazione veppese del tempo.
Per secoli la storia politica della comunità di Veppo è stata sempre legata a quella di Calice al Cornoviglio, anche se nel tempo consuetudini, interessi e la stessa vicinanza portarono a guardare verso la vallata di Rocchetta e dintorni. Nel 1772, con il passaggio di Veppo e Calice al Granducato di Toscana, i due paesi furono compresi nel Comune di Calice. La situazione rimase tale per oltre 150 anni, fino al I° giugno 1926, quando Veppo fu aggregato al Comune di Rocchetta di Vara. Questo fatto portò progressivamente a un distacco dei rapporti tra le due comunità; rapporti che incominciarono viceversa a intensificarsi in direzione di Rocchetta e Brugnato e che comprendevano, oltre il disbrigo delle faccende burocratiche, anche scambi commerciali e interessi di varia natura.
Fatta questa carrellata storica per far conoscere la singolarità di una comunità e dei quattro borghi che la compongono visitiamo Veppo e facciamo conoscenza dei suoi tesori nascosti.
Salendo da Rocchetta di Vara ed entrando in paese nel borgo della Piazza ci troviamo davanti il maestoso e severo Palazzo Zanelli- Zucchini. Antica residenza signorile della famiglia Zanelli o Zannelli, presente a Veppo già nel XVI sec., passò poi per successione ereditaria alla famiglia Zucchini, in seguito al matrimonio, nel 1887, del Conte Carlo della dinastia Zucchini di Faenza, con Maria Concetta, ultima discendente della secolare famiglia veppese. L’edificio è composto da due volumi a pianta quadrata particolarmente interessanti sotto il profilo architettonico, di cui l’inferiore costituisce la parte più antica (1774/1781) e l’altro fa parte di un ampliamento progettato e realizzato a partire dal 1826. Il piano nobile della parte ottocentesca del palazzo ospita la sala da ballo coronata da due salottini, la biblioteca, la sala da pranzo e due stanze da letto. Il progetto prevedeva una soluzione quasi identica a quella del corpo centrale della villa di Pratolino a Firenze, voluta da Francesco I Medici, con pianta molto regolare che consentiva ad ogni stanza di ricevere luce dall’esterno. Da rimarcare anche il monumentale scalone in pietra che collega tutti i piani del Palazzo; scalone ricavato nella confluenza tra i due volumi a pianta quadrata dell’intero complesso, retto da una serie di colonne dal fusto monolitico e sviluppato in modo da lasciare un grande vuoto al centro.
Le decorazioni di Palazzo Zanelli-Zucchini, di notevole interesse artistico, ispirate al tema dell’amore, rappresentano, per la prima metà dell’Ottocento, gli interventi pittorici più significativi dell’Alta Val di Vara, che richiamano analoghe realizzazioni prodotte a Sarzana e a Castelnuovo Magra.
Ricordiamo come ultima curiosità che la nobile famiglia Zanelli della Piazza controllò ed amministrò per secoli il territorio, delegata dai feudatari e dai regnanti che nel frattempo si avvicendavano, a tenere i rapporti politici, comandare gli armati, gestire il catasto, riscuotere le tasse e amministrare la leva. Famiglia che incarnò pienamente lo spirito del tempo: i figli maschi, senza alternativa, furono o uomini “d’arme” o uomini di Chiesa. Sempre nel borgo della Piazza troviamo lo splendido oratorio di Santa Lucia a struttura semplice con facciata a capanna, che venne edificato nel 1608 dal sacerdote Leonardo Zanelli (1545-1646), appartenente alla nobile famiglia della Piazza di Veppo, allora parroco a Santa Maria Assunta di Calice. Alla chiesetta venne associato un Beneficio con beni, a Veppo e a Santa Maria di Calice, capaci di un reddito annuo di circa 30 Scudi Romani; nell'intenzione del fondatore tutto ciò era mirato a farvi celebrare Messa, in perpetuo, tutti i mercoledì, sabato e domenica e nelle altre feste dell'anno per il bene spirituale della popolazione veppese. La data di fondazione viene confermata anche dalla grande tela sacra commissionata sempre nel 1608 da don Leonardo in occasione della costruzione di questa nuova Cappella. La tela è tuttora conservata al secondo piano dell'adiacente Palazzo Zanelli-Zucchini.
Al centro del paese troviamo la chiesa di San Michele Arcangelo. Fondata nel ‘600 divenne la nuova chiesa parrocchiale dopo il distacco del territorio di Borseda dalla parrocchia di Veppo, avvenuto nel 1618 e che determinò nel contempo l’abbandono di quella che era stata la pieve di Bocchignola. Non si trattò, quindi, di una nuova erezione, ma di un trasferimento, sia pure con cambiamento di titolo e di località avvenuto nel 1643.
Nella località del Montale notiamo l’imponente mole di un altro palazzo del XVII sec. edificato da Domenico Zanelli(1609-1671), che divenne Rettore di Veppo, dal 1646 al 1671. Una curiosità: nel suo testamento datato 5 maggio 1671 lo stesso parroco istituì il “legato del pane” obbligando, cioè, i suoi eredi a distribuire alle famiglie di Veppo tutti i Venerdì Santo di ogni anno due pani di grano “ per fuoco di peso di una libra per pane”.
Da ultimo ma solo perché le è già stata dedicata una precedente puntata di “Scopri la Val di Vara” ricordiamo quella che fu nel Medioevo la Pieve di Bocchignola poco distante dal paese in direzione di Calice al Cornoviglio, sulle cui fondamenta sorge oggi un oratorio. Fra le più antiche pievi della Lunigiana, indicata già nel 1261 con il titolo di San Michele negli atti del notaro Ser Giovanni di Giona di Portovenere, Bocchignola nasconde il grande segreto dell’antica “Via dei Morti” che tanto appassionò Carlo Caselli durante la sua visita a Veppo nel 1933, a testimonianza che questa terra ha una storia millenaria ancora tutta da scoprire.

Nella foto panorama di Veppo dal monte Nero 













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