FRA BEVERINO E PADIVARMA ALLA CONOSCENZA DI ANTICHI PERCORSI
Il nostro viaggio alla scoperta della Val di Vara prosegue con la visita dei borghi di Beverino e Padivarma, l’uno da cui prende nome il comune e l’altro che ne è la sede, alla conoscenza di antiche percorrenze. E’ importante “leggere” questo territorio affacciato sul fiume Vara e attraversato dai torrenti Riccò e Graveglia in modo non superficiale per comprendere attraverso i segni del passato una storia affascinante e per certi aspetti curiosa. Una lettura attenta dei luoghi consente di riscoprire, qui come altrove in Val di Vara, i rapporti fra comunità, il collante religioso che le univa, storie dimenticate del tempo andato. Il nostro modesto intento è quello di stimolare, come dicevamo pocanzi, una “lettura” attenta del territorio che favorisca anche la ripresa delle conoscenze sul campo.
Partiamo da quel variegato complesso di piccoli borghi e località che nel loro insieme formano Beverino all’interno di un paesaggio fatto di colline dolci e ondulate dove il colore delle stagioni al pari delle nebbie di autunno hanno un loro particolare fascino. E’ difficile immaginare come doveva essere il territorio molti secoli fa, attraversato ora come allora dal rio Graveglia che scorre lungo la grande piana. Gli interventi della natura mitigati solo in tempi recenti sono stati talora violenti e imprevedibili, percepibili guardando il nucleo abitato di San Cipriano che dietro la facciata di modernità nasconde alcuni interessanti segni del passato. Si è parlato di mansio romana per sostenere la esistenza di una viabilità storica da Luni a Genova ma la presenza di una via risalente al periodo imperiale merita di essere verificata con adeguati approfondimenti archeologici. E’ assodato in ogni caso che San Cipriano rappresenta la parte più antica dei borghi sparsi che compongono Beverino, un borghetto stradale collocato su una importante via di comunicazione impreziosita dalla presenza della cappella di San Cipriano. La chiesetta dipendeva, insieme a Valeriano, Carnea e Polverara, dalla pieve di San Prospero di Corongiola poco fuori dell’abitato di Vezzano Ligure: tutte le cappelle erano già presenti nel XIII secolo e collocate in sponda destra del fiume Vara. Oggi dell’antica pieve vezzanese compresa nella Diocesi di Luni poco rimane, annessa a un moderno agriturismo, dopo essere stata adibita a partire dal XVI secolo a edificio rurale. Il destino di San Cipriano rispetto alla chiesa madre è stato tutto sommato diverso con la costruzione, sui ruderi dell’originario piccolo edificio, di un nuovo complesso religioso. Della primitiva cappella è ben visibile, ancorchè al di sotto dell’attuale piano stradale, la bella abside paleo – romanica riconoscibile anche all’interno, entrando a destra.
Sulla collina, in posizione strategica, il nucleo abitato di Castello che, nel nome e in quel che resta delle mura in cui è incastonata la porta medioevale, ricorda un passato glorioso. Fu edificato dagli Estensi nell’XI secolo e affidato ai signori di Vezzano da parte dei Vescovi di Luni dopo una lunga contesa che li aveva visti opposti ai Malaspina con i quali era stato finalmente raggiunto nel 1202 un accordo di pacificazione. Poi sarà la volta dei Fieschi e della Repubblica di Genova. Non lontano, a metà collina, un grande edificio ristrutturato ricorda Lorenzo Costa. E’ ciò che resta della villa con parco del poeta, figlio di Angiola Picedi dei Conti di Vezzano, al quale è dedicato il Liceo classico della Spezia, risalente nell’impianto originale ai primi decenni del XVIII secolo. E’ davvero singolare come la storia di Beverino si intrecci per alcuni secoli con quella di Vezzano Ligure quasi a disegnare una sorta di filo comune annodato nel tempo, fatto di chiese e di poeti. Non mancano alcune curiosità e fole raccolte dal giornalista Carlo Caselli nel suo girovagare nella Lunigiana storica fra il 1930 e il 1933. Ci parla della località Scortaro dove furono seppelliti dei soldati austriaci uccisi dalla popolazione di Beverino nel 1799 e di fantasmi bianchi che ballavano e agitavano fiaccole durante la notte sull’Aia dei Morti, una grande spianata di pini verso Riccò del Golfo, che già nel nome dice davvero tutto. Caselli aveva appreso da alcune anziane del posto con le quali era stato a colloquio le due storie che vi abbiamo sinteticamente ricordato.
Superata la collina di Beverino Castello scendiamo a Padivarma per una via secondaria in mezzo al bosco, una sorta di scorciatoia alla ricerca di un pizzico di avventura. Il fondo stradale è buono con molte curve che in pochi minuti ci fanno scendere direttamente nella piana di Padivarma, non prima di aver incrociato il sentiero dei Tedeschi che da Piana Battolla conduce fino alla statale Aurelia. Oggi il nucleo abitato è fatto di case moderne addossate alla moderna via e i percorsi storici non sono facilmente percepibili se non attraverso gli archivi storici. Cerchiamo allora di fare qualche interessante approfondimento grazie agli studi del professor Ubaldo Formentini, uno dei grandi padri della Lunigiana storica. Sappiamo così che Padivarma fu possedimento dei Vescovi di Luni nel XII secolo entrando ben presto nell’orbita genovese, aggregata al Comune di Beverino nel 1815 sotto il Regno di Sardegna. Dobbiamo attraversare il fiume Vara in direzione di Sarzana e visitare il piccolo borgo di Oltrevara per comprendere meglio quale fosse la viabilità dal Medioevo in poi e con essa i rapporti con il territorio circostante. La chiesa parrocchiale di San Lorenzo è moderna, costruita come nel caso di San Cipriano di Beverino, su un preesistente antico edificio religioso. La struttura è altomedioevale come evidenziano le fondamenta della originaria struttura. Ma le sorprese non sono finite: protoromanico è il bassorilievo della lunetta del portale che rappresenta il martirio di San Lorenzo, segno evidente che il passato è stato fortunatamente consegnato al presente anche se in forme purtroppo residuali. Oltrevara o Oltre Vara come recita il cartello all’ingresso del piccolo borgo merita una visita seguendo la via, che corre ai lati della fila di case, un tempo utilizzata per il passaggio dei mezzi diretti a Ramello. Incastonate in edifici ristrutturati sono evidenti grandi terrazze in pietra e volti che rappresentano la caratteristica del paese. Poco lontano scorre il fiume Vara con l’ampio letto che ha finito per nascondere le residue testimonianze di un antico ponte medioevale che l’attraversava. Ubaldo Formentini ci parla della presenza di un ospitale a Padivarma dedicato a San Prospero del quale rimane solo memoria. Risaliva al IX secolo e doveva trovarsi in prossimità di un antico manufatto in pietra che collegava in modo ardimentoso le due sponde del fiume. Domanda: chi accudiva al mantenimento e alla cura di un ponte essenziale per i rapporti fra Riviera, Val di Vara e Val di Magra? Se è vero che l’antica chiesa di San Lorenzo a Oltrevara dipendeva direttamente dal Vescovo di Luni al pari di quella dedicata a San Maurizio poco fuori l’abitato di Bracelli, senza l’intermediazione di una specifica pieve, era chiaro il ruolo svolto dalla Padivarma medioevale. Scopriamo anche che il santuario di Soviore, sopra Monterosso al Mare, provvedeva a mantenere in funzione il ponte gestendo anche l’ospitale di San Prospero con la collaborazione della piccola comunità locale. Storie di un passato lontano, ci direte, ma che ricordano come intensi fossero i rapporti commerciali fra i vari territori uniti ad una religiosità profonda che rivive oggi attraverso le piccole e grandi testimonianze del passato arrivate fino ai nostri giorni.
Nella foto particolare dell'abside della antica chiesa di San Cipriano a Beverino.