POLVERARA E LA TRAGICA LOTTA FRA GUELFI E GHIBELLINI

  POLVERARA E LA TRAGICA LOTTA FRA GUELFI E GHIBELLINI



A Polverara, “terra di frontiera” ( trovandosi ai confini del comune di Riccò con Beverino e Follo), sorgeva anticamente un castello, come ci confermerebbe il toponimo “La Torre” nel nucleo soprano della popolosa frazione del comune di Riccò’ del Golfo. Una fortificazione che guardava la medio bassa vallata del Vara con un ampio orizzonte dal Golfo spezzino al San Nicolao. Erano i tempi, tra i secoli X-XIII, in cui dominavano i nobili di Vezzano, i Malaspina, i Vescovi di Luni, la Repubblica marinara di Genova.
I marchesi d’Este, in particolare, infeudarono terre della Lunigiana e del Golfo ai signori di Vezzano, compresi i castelli di Beverino, Carpena e Polverara. Successivamente troviamo quest’ultima tra porzioni feudali che i Malaspina avevano comperato dai marchesi d’Este in vari distretti, fra cui Carpena; nel 1202 compare in un atto sottoscritto a Sarzana fra i marchesi Alberto, Guglielmo e Corrado Malaspina e il vescovo-conte di Luni Gualtiero.
Nel 1223 avviene il passaggio sotto Genova: “Balduino signore di Vezzano, con i propri figli Paganello e Raimondo, e con gli uomini di Vezzano, di Vesigna, di Polverara e di Beverino si sottomisero alla Repubblica….”..
Polverara venne aggregata a Carpena quando quest’ultima fu eletta sede di podesteria nel 1273, anno rimasto tragico negli annali di storia locale. Era in atto lo scontro tra la Genova ghibellina (in quell’anno senza Podestà e governata dai capitani del popolo Oberto D’Oria e Oberto Spinola) e la parte guelfa rappresentata dai Fieschi e dai Grimaldi, al fianco di Carlo D’Angiò re di Napoli al quale avevano promesso il dominio di Genova se li avesse aiutati ad abbattere il partito ghibellino dei D’Oria e degli Spinola. Molti borghi parteggiavano per i Fieschi, tra cui Spezia, Vezzano, Vesigna, Polverara e Manarola.
Oberto D’Oria – riporta Ubaldo Mazzini - “giunto a Spezia prese la rocca e la demolì, e col ferro e col fuoco ridusse la città un mucchio di rovine” mentre il capitano di mare Squarciafico espugnava Manarola. “Il che fu ragione – scrive il Mazzini - che anche i castelli di Vezzano, dell’Isola, di Vesigna, di Polverara e di Beverino, con tutto il rimanente che la fazione dei Fieschi possedeva in queste parti, si arrendesse senza colpo ferire. Il capitano, lasciati a Vezzano alquanti mercenari con una certa quantità di fanti, tornò a Genova con trionfo”. Ma le milizie rimaste a Vezzano, “sentito che una gran moltitudine di armati da diverse parti della Toscana erano pervenute a Sarzana, prese da spavento si ritirarono in Chiavari. Oberto Spinola, udito ciò, si affrettò con milizie nella riviera, e fece espugnare Godano, che era tenuto da Alberto Fiesco conte di Lavagna parteggiante per re Carlo. Nell’anno stesso, i castelli di Beverino, di Polverara e di Vesigna, che erano stati occupati dal capitano Oberto D’Oria, furono distrutti e rasi dalle fondamenta”:
Da allora, probabilmente, Polverara non ebbe più un castello.
In seguito, nel 1345, quando venne istituita la podesteria della Spezia, staccata da Carpena, Polverare fu tra le terre rimaste a Carpena , passando poi sotto la podesteria della Spezia quando nel 1371 avvenne la fusione delle due podesterie, unite sotto l’unico podestà della Spezia.
Ritroviamo Polverara, due secoli e mezzo dopo, nel registro dei decreti del Senato genovese. Lo specifico documento riguarda la comunità spezzina dal 1600 al 1660 a proposito dei lavori di adeguamento del palazzo comunale della Spezia e riporta la suddivisione delle spese in proporzione fra le diverse comunità dipendenti. Ecco alcune voci: Spezia, lire 43; Vezzano, lire 7 e 15 soldi; Polverara, lire 3 e 15 soldi; Corvara, lire 2, 16 soldi e 6 denari; Pignone, lire 2, 5 soldi e 6 denari.
Polverara ricompare nel periodo napoleonico con l’occupazione delle truppe francesi, ad inizio ‘800, quando la troviamo aggregata al comune di Follo. Per finire, sotto il Regno d’Italia, nel 1929 fu unita al comune di Riccò del Golfo.
La contrada La Torre, dove sorgeva il castello ( forse edificato dai marchesi d’Este), è il nucleo più elevato dei tre che compongono la frazione schierata alle pendici del colle San Bernardo. Gli altri due sono Olivo e La Valle.
Dalla Torre uno sterrato conduce sul monte Santa Croce, con vista a 360 gradi. E lassù, in vetta, ci sono i resti (soltanto pietre per la verità) di una chiesa risalente forse al 1200. La copia di una vecchia fotografia, reperita da un appassionato di storia locale, Roberto Villa, mostra ancora integra la facciata del tempio rivolta a Polverara.
La chiesa, come quella di San Martino il Vecchio alle pendici del monte Verrugoli, pare avesse tre accessi: uno per la gente di Polverara, uno per quella di Carnea ed un terzo per quella di Sorbolo. Tutte le comunità collaborarono insieme alla costruzione dell’edificio. In San Martino il Vecchio, ai tre ingressi corrispondevano le vie che salivano dai rispettivi paesi in vicinanza: Biassa, Riomaggiore e Carpena,
La chiesa di Santa Croce, già in stato di degrado nel Novecento, fu demolita dalle truppe tedesche nel corso della seconda guerra mondiale per far posto ad una batteria. Attualmente, con pietre recuperate nella spianata, è stato eretto un piccolo altare ed è stata issata una grande croce di legno sul luogo dove sorgeva l’edificio.
Ogni anno a maggio, nella ricorrenza di Santa Croce, sulla vetta del monte viene officiata una funzione religiosa al termine della tradizionale processione che sale da Polverara. A metà percorso il corteo compie una breve sosta, in preghiera, dinanzi al cippo che ricorda la tragica fine di cinque aviatori inglesi, qui precipitati col loro aereo nel novembre 1943.
Nella ricorrenza di San Nicola da Bari, patrono della parrocchia e pure patrono della quasi dirimpettaia Carpena, alla cui podesteria appartenne sino alla sua soppressione, ha luogo una festa solenne. Accanto alla parrocchiale, dalla facciata semplice e sobria, sorge un oratorio cinquecentesco intitolato a San Rocco.

NELLA FOTO LA CHIESA PARROCCHIALE DI POLVERARA 



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