LA PLEBS DE ROBIANO. STORIA DI UNA ANTICA PIEVE NEL TERRITORIO DELLA SESTA

LA PLEBS DE ROBIANO. STORIA DI UNA ANTICA PIEVE NEL TERRITORIO DELLA SESTA

Concludiamo il nostro viaggio alla conoscenza delle antiche pievi della diocesi di Luni. Dopo Montedivalli, Bolano, Pignone e Pieve di Zignago la visita si chiude accanto all’abitato moderno di Sesta Godano alla conoscenza della plebs de Robiano.
Dove un tempo sorgeva una importante pieve dalla quale dipendevano in origine nove cappelle oggi troviamo una bella chiesa parrocchiale con poche tracce del suo nobile passato. Siamo nella Sesta, al di là del torrente Gottera. Questo luogo oggi è conosciuto come Roggiano e da qui parte il nostro racconto alla ricerca delle radici di questo territorio.
Chi arriva fin quassù dopo aver superato l’antico ponte che scavalca la Gottera o percorrendo la strada carrozzabile che costeggia il mai nato orto botanico rimarrà deluso se l’aspettativa è ricercare la presenza di una antica pieve: al suo posto troverà un edificio più recente con poche tracce dell’originario edificato medioevale. E’ indispensabile, nella memoria collettiva di una piccola comunità, saper “leggere” i toponimi e capirne il significato intrinseco al di là delle modificazioni intervenute nel corso dei secoli. Solo così è possibile comporre in qualche misura il delicato mosaico che lega presente e passato.
Da Robeo sarebbe derivato Robeanus volgarizzato poi in Robiano: il termine richiama il mondo ligure e il culto delle acque che trova qui un legame profondo con la Gottera, l’affluente del fiume Vara, che scorre poco sotto. Robiano ricorda con ogni probabilità un conciliabolo riconducibile a questa antica popolazione, ben più evoluta di quanto la stessa possa apparire leggendo la storiografia ufficiale romana. L’acqua era vista come una fonte inesauribile di vita, assumendo un forte significato simbolico, che si esprimeva con una religiosità semplice ed essenziale fondata anzitutto sul rispetto della natura.
Il lento affermarsi del Cristianesimo in queste aree interne fa sì che le pievi assumano gradualmente un ruolo fondamentale nel controllo politico e religioso del territorio. La pieve di Robiano nasce con ogni probabilità, come abbiamo rilevato in precedenza, sul sito di un conciliabolo ligure a significare una continuità rispetto al passato. La collocazione vicino al torrente Gottera non è casuale ma risultato della sovrapposizione rispetto a precedenti culti conosciuti genericamente come pagani che richiamano il popolamento ligure in questo territorio. La pieve non svolge solo una funzione religiosa, espressione periferica del potere del vescovo lunense, ma è anche un importante centro amministrativo che controlla parte del territorio della grande diocesi.
A seguito della nascita nel 1133 della diocesi di Brugnato le cappelle di Cavallanova, Buto, Costola e Teviggio, località oggi facenti parte del Comune di Varese Ligure, sono scorporate dalla pieve di Robiano che, per quanto mutilata territorialmente, manterrà ancora a lungo un ruolo centrale in Alta Val di Vara. Citata una prima volta nel 1105 in un atto del Monastero del Tino, piccola isola del Golfo della Spezia, la ritroviamo in alcune bolle papali, a partire dal 1148. L’attuale edificio, dedicato a Santa Maria Assunta e San Marco, ha storia recente risalendo nell’attuale impianto al 1718 con il campanile realizzato nella prima metà del XIX secolo su una struttura più antica. La facciata è in stile neoclassico mentre la chiesa si presenta ad una sola navata impreziosita da due interessanti tele del Settecento.
Secondo Carlo Caselli, il viandante per eccellenza, che richiamiamo sovente nei nostri racconti per le sue argute osservazioni, la collocazione dell’antica pieve è da porre in relazione al passaggio della viabilità storica da Brugnato alla Sesta. Caselli parla addirittura di una strada romana utilizzata anche in epoca successiva che dopo sei miglia incontrava l’antica pieve dove sarebbe stata presente un stazione di sosta per cavalli e viandanti. Sesta ricorderebbe nel toponimo le sei miglia del tratto che collegava appunto Brugnato a Robiano. L’ipotesi di una antica viabilità è tutta da verificare mancando riscontri archeologici oggettivi anche se plausibile e suggestiva vista la presenza di una pieve così importante lungo il cammino verso i passi appenninici. Rimane intatto il fascino dei luoghi ed insieme l’interrogativo di un passato illustre capace di riservare ancora molte sorprese.

Nella foto particolare della torre campanaria della chiesa di Roggiano 

 

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